Benefici Meditazione

Esistono oltre 3.000 studi scientifci sui benefici della meditazione, un blogger, Giovanni Dienstmann li ha pazientemente raccolti

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questo articolo è basato su una traduzione approssimativa e non verificata del lavoro di Giovanni Dienstmann – trattasi di un ESTRATTO

La meditazione attenua e combatte la depressione

“gli studenti che seguono lezioni di mindfulness in orari scolastici manifestano una tendenza ridotta verso depressione, ansia

la meditazione diminuisce sensibilmente la ruminazione mentale e i pensieri disfunzionali.

Un studio conclude che la meditazione può essere efficace nel trattamento della depressione in misura simile ad una terapia antidepressiva.

Praticare la meditazione regola i disturbi dell’umore e riduce l’ansia

Questa è la conclusione di oltre 20 studi controllati attinti dai database di PubMed, che coinvolgono meditazione, yoga e rilassamento.

Uno studio condotto presso la University of Wisconsin-Madison ha osservato come le pratiche di meditazione riduccono la densità della materia grigia nelle aree del cervello collegate all’ansia e allo stress.

La meditazione aiuta a ridurre i sintomi degli attacchi di panico

In una ricerca pubblicata nel Journal of Psychiatry, 22 pazienti a cui era stato diagnosticato un disturbo d’ansia o disturbo di panico sono stati sottoposti ad un training di 3 mesi su meditazione e rilassamento. Come risultato, per 20 di questi pazienti gli attacchi di panico e ansia si sono sostanzialmente ridotti, ed i benefici sono perdurati nel tempo come confermato dalle successive visite di controllo.

La meditazione aumenta la concentrazione di materia grigia nel cervello. La meditazione migliora sensibilmente la vigilanza psicomotoria e può diminuire il bisogno di sonno

In una ricerca condotta dalla University of Kentucky, i partecipanti sono stati testati su quattro diverse condizioni: controllo (C), sonno (N), meditazione (M) e privazione del sonno con meditazione. Hanno preso parte all’esperimento sia non meditatori che meditatori principianti e meditatori esperti. I risultati suggeriscono che:

La meditazione fornisce un miglioramento delle prestazioni a breve termine, anche in meditatori principianti … una diminuzione significativa nel tempo totale di sonno se confrontati con individui dello stesso sesso ed età che non praticano la meditazione.

Un gruppo di neuroscienziati di Harvard ha condotto un esperimento durante il quale 16 individui sono stati sottoposti ad un corso di mindfulness di otto settimane, tramite meditazioni guidate e integrazione della consapevolezza nelle proprie attività quotidiane.

Alla fine dell’esperimento, le risonanze magnetiche hanno mostrato un aumento nella concentrazione di materia grigia in corrispondenza delle aree del cervello coinvolte nell’apprendimento e nella memoria, ed in quelle che regolano le emozioni, il senso di sé e la prospettiva. Altri studi, similmente, mostrano un aumento di materia grigia a livello dell’ippocampo e del lobo frontale nelle persone che meditano regolarmente.

La meditazione migliora la concentrazione, l’attenzione e la capacità di lavorare sotto stress

Uno studio condotto dalla University of California ha osservato che durante e dopo una seduta di meditazione i soggetti ad essa sottoposti erano più propensi a mantenere alta la soglia di attenzione, in particolare su attività ripetitive e noiose. Un altro studio ha dimostrato che, anche con solo 20 minuti al giorno di pratica, gli studenti sono stati in grado di migliorare le loro prestazioni nei test, in alcuni casi con risultati anche 10 volte migliori rispetto al gruppo che non meditava. Risultati simili sono stati osservati anche nello svolgimento di compiti che richiedevano un’elaborazione di informazioni e che erano stati progettati per indurre stress da scadenza imminente.

L’esperimento ha evidenziato come i meditatori avessero una corteccia prefrontale più spessa, concludendo che la meditazione potrebbe compensare la perdita di capacità cognitive che sopraggiunge con la vecchiaia.

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La meditazione migliora l’elaborazione delle informazioni e il processo decisionale

Eileen Luders, un assistente professore presso il Laboratorio di Neuro Imaging della UCLA, ha scoperto insieme ad alcuni colleghi che i meditatori a lungo termine possiedono grandi quantità di una sostanza nella corteccia cerebrale, che può consentire al cervello di elaborare le informazioni più velocemente, della capacità prendere decisioni, della formazione dei ricordi e del miglioramento dell’attenzione, rispetto alle persone che non meditano.

La meditazione dona forza mentale, resilienza e intelligenza emotiva

Lo psicoterapeuta Dr. Ron Alexander riporta nel suo libroche il processo di controllo della mente che avviene attraverso la meditazione aumenta la forza mentale, la resilienza e l’intelligenza emotiva.

La meditazione rende più forti in situazioni di dolore

Un gruppo di ricerca presso l’Università di Montreal ha esposto 13 maestri zen e 13 non praticanti al medesimo grado di calore doloroso, misurando la loro attività cerebrale in uno scanner per la risonanza magnetica funzionale (fMRI). Quello che hanno scoperto è che i praticanti di zazen riportavano meno dolore. Per essere più precisi, i maestri zen hanno segnalato meno dolore rispetto alla loro produzione neurologica indicata dalla fMRI.

In pratica, anche se il loro cervello riceveva la stessa quantità di input, nella loro mente veniva registrato un dolore minore.

La meditazione mitiga il dolore meglio della morfina

In un esperimento condotto dal Wake Forest Baptist Medical Center, 15 volontari sani che erano nuovi alla meditazione hanno partecipato a quattro lezioni di 20 minuti per impararla, concentrandosi sul respiro. Sia prima che dopo la pratica meditativa, l’attività cerebrale di studio dei partecipanti è stata esaminata usando la risonanza magnetica, mentre veniva loro inflitto dolore usando il calore.

Il dottor Fadel Zeidan, autore principale dello studio, spiega che uesto è il primo studio a dimostrare che anche solo poco più di un’ora di meditazione può ridurre drasticamente sia l’esperienza del dolore sia l’attivazione delle aree del cervello collegata al dolore. (…) “Abbiamo riscontrato una riduzione del 40 per cento dell’intensità del dolore e una riduzione del 57% della sgradevolezza legata al dolore. La meditazione ha prodotto una riduzione dello stimolo doloroso superiore anche alla morfina o altri farmaci antidolorifici, che in genere riducono del dolore di circa il 25 per cento.”

La meditazione aiuta a gestire la sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD)

In uno studio svolto su 50 pazienti affetti da ADHD, il gruppo che è stato sottoposto alla MBCT (terapia cognitiva basata sulla mindfulness) ha dimostrato una ridotta iperattività, una riduzione dell’impulsività e un aumento di capacità di agire con consapevolezza, contribuendo ad un miglioramento complessivo dei sintomi della disattenzione.

La meditazione migliora l’apprendimento, la memoria e la consapevolezza di sé

Praticare a lungo termine della meditazione aumenta la densità della materia grigia nelle aree del cervello associate all’apprendimento

La meditazione migliora la memoria

Secondo Catherine Kerr del Centro Martinos di diagnostica biomedica e il Centro Ricerche Osher: “la meditazione mindfulness è in grado di migliorare numerose capacità mentali, tra cui il richiamo rapido dei ricordi”

La meditazione mindfulness stimola la creatività

Una ricerca dell’Università di Leiden (Olanda) ha dimostrato che la pratica della meditazione “Open Monitoring” o a monitoraggio aperto (monitoraggio non reattivo dell’esperienza momento per momento) ha effetti positivi sulla ​​creatività e sul pensiero divergente. I partecipanti che avevano sperimentato la meditazione hanno mostrato risultati migliori in un compito nel quale veniva richiesto di pensare in modo creativo proponendo nuove idee.

La meditazione riduce il rischio di malattie cardiache e ictus

Malattie cardiache e ictus mietono più vittime rispetto a qualsiasi altra patologia.

In uno studio pubblicato alla fine del 2012, a un gruppo di oltre 200 individui ad alto rischio è stato chiesto di partecipare ad una lezione di educazione sanitaria che promuoveva esercizio fisico e dieta più sana, oppure di prendere parte ad un corso di meditazione,

Nel corso dei 5 anni successivi i ricercatori che hanno seguito i progressi dei partecipanti hanno scoperto che coloro che hanno frequentato il corso di meditazione hanno registrato una riduzione del 48% del loro rischio di infarto, ictus e morte.

È stato rilevato come la meditazione abbia “significativamente ridotto il rischio di mortalità, malattie cardiache, infarto miocardico e ictus nei pazienti con malattia coronarica. Questi cambiamenti sono stati associati a pressione sanguigna più bassa e fattori di stress psicosociali”.

La meditazione influisce sui geni che controllano lo stress e l’immunità

Uno studio della Harvard Medical School ha dimostrato che, dopo aver praticato yoga e meditazione, gli individui sottoposti al test avevano migliorato la produzione, il consumo e la resistenza dell’energia mitocondriale. Tale miglioramento sviluppa il sistema immunitario e consente una maggiore resistenza allo stress.

Altre ricerche nello stesso campo hanno portato a conclusioni simili.

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La meditazione riduce la pressione sanguigna

Una ricerca clinica ha dimostrato che la pratica della meditazione zen (nota anche come “Zazen”) riduce lo stress e risolve i problemi di pressione alta. Un altro esperimento, questa volta condotto con una tecnica chiamata “risposta di rilassamento”, ha portato a risultati simili: i 2/3 dei pazienti che soffrivano di alta pressione hanno mostrato cali significativi della pressione sanguigna dopo 3 mesi di meditazione e, di conseguenza, una minore necessità di farmaci. Questo perché il rilassamento si traduce nella formazione di ossido nitrico, che apre i vasi sanguigni.

La mindfulness diminuisce i disturbi infiammatori

Uno studio condotto in Francia e Spagna alla UW-Madison Waisman Centre indica che la pratica della meditazione mindfulness produce una serie di effetti genetici e molecolari sui partecipanti. Più precisamente, si sono registrati livelli ridotti di geni pro-infiammatori, che a sua volta hanno portato ad un recupero più veloce del fisico da una situazione stressante.

La mindfulness diminuisce l’infiammazione a livello cellulare

In tre studi … il gruppo che ha intrapreso la meditazione mindfulness ha registrato risultati migliori nel prevenire infiammazioni a livello cellulare rispetto ai gruppi di controllo.

Praticare la mindfulness aiuta a prevenire l’asma, l’artrite reumatoide e le malattie infiammatorie intestinali.

In una ricerca condotta da un gruppo di neuroscienziati della University of Wisconsin- Madison, due gruppi di persone sono stati esposti a diversi metodi di controllo dello stress. Alcuni di loro hanno ricevuto una formazione di meditazione mindfulness, mentre l’altro gruppo ha affrontato una terapia che comprendeva l’educazione alimentare, l’esercizio fisico e la musica.

Lo studio ha concluso che la mindfulness era risultata più efficace nell’alleviare i sintomi infiammatori rispetto ad altre attività promotrici del benessere.

La meditazione contribuiscono a lenire i sintomi della menopausa e della sindrome premestruale

Questa è la conclusione di oltre 20 studi di controllo tratti da PubMed, PsycInfo, e i Cochrane Databases, che hanno coinvolto diverse tecniche di meditazione, preghiera meditativa, yoga e risposta di rilassamento.

La mindfulness riduce il rischio di contrarre il morbo di Alzheimer e di morte prematura

I risultati di una recente ricerca, affermano che soli 30 minuti di meditazione al giorno non solo riducono il senso di solitudine, ma anche il rischio di malattie cardiache, depressione, morbo di Alzheimer e addirittura di morte prematura.

La meditazione aiuta a gestire la frequenza cardiaca e quella respiratoria

In uno studio pubblicato dall’Associazione coreana di Medicina Tradizionale Genuina, i praticanti della IAM (Integrated Amrita Meditation Technique), hanno mostrato una significativa diminuzione della frequenza cardiaca e di quella respiratoria per un massimo di 8 mesi dopo il periodo di formazione.

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